Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Valvasone

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Valvasone

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Valvasone

Francesco Beretta, nella sua descrizione della Patria del Friuli edita nel 1753, cita anche Valvasone, giudicandolo un centro «degno di qualche considerazione» per l’essere un «luogo di passaggio per la Germania». Proprio la collocazione del paese, lungo quella che per secoli è stata un’asse fondamentale per la viabilità di questa parte d’Europa, ha determinato in ampia misura il suo sviluppo urbanistico e anche la storia delle sue istituzioni religiose.

A tale situazione è legato anche il destino della chiesa dei Santi Pietro, Paolo e Antonio abate, che per secoli è stata la parte spirituale di un ospedale nel quale trovavano ricovero soprattutto i viandanti impegnati nel guado del Tagliamento.

Approfondimento

Secondo una leggenda la fondazione dell’«hospitale» di Valvasone risalirebbe al X secolo, ma in realtà le prime notizie certe su di esso datano al 1355 e da queste apprendiamo che era retto da una fraterna, cioè da un’associazione laica con intenti solidaristici caratterizzata da un forte sentimento religioso, molto probabilmente quella dei Battuti, la stessa che reggeva la vicina chiesa di Santa Maria e Giovanni.

La sede dell’ospizio, che coincide con quella attuale della chiesa di San Pietro, si trovava allora all’esterno delle mura cittadine e ne fu inglobata solo nella seconda metà del Quattrocento. Di questo primo ricovero, certamente dotato di una piccola cappella, resta, nella controfacciata della chiesa, un affresco della seconda metà del Trecento, che raffigura Cristo crocifisso tra la Madonna e i santi Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo, opera di un artista che pare tradurre in un linguaggio vernacolare esiti stilistici di matrice goiottesca, forse subendo l’influenza di quanto realizzato nella vicina abbazia di Santa Maria in Sylvis di Sesto al Reghena; probabilmente non si trattava dell’unica decorazione realizzata in quel periodo, stando a quanto lasciano supporre alcune parti di affresco su cui si sono sovrapposti i dipinti d’inizio Cinquecento di Pietro da Vicenza.

Nel XVI secolo il pio istituto sembra subire una crisi dovuta a una flessione dell’attività assistenziale della fraterna, almeno fino al 1461, quando essa fu rifondata con la nuova intitolazione ai Santi Apostoli Pietro e Paolo e dei santi Antonio Abate e Cristoforo.

A seguito di tale rinnovamento, in un periodo di inteso fervore per l’urbanistica e l’architettura religiosa valvasonese (si stava costruendo il duomo e sistemando l’ultima cerchia muraria), anche il vecchio edifico subisce dei radicali mutamenti, che ci consegnano la sua attuale fisionomia: il ricovero viene spostato nei locali a fianco e il vano sul quale insisteva diviene la sede della chiesa di San Pietro che oggi conosciamo, consacrata nel 1497.

Fino alla fine del Settecento la chiesa di San Pietro rappresentò il terzo centro della vita religiosa valvasonese – con il duomo e la chiesa di Santa Maria e Giovanni –, ma soprattutto essa era la cappella dell’ospedale, nel quale non erano accolti solo i viaggiatori più poveri, ma serviva anche ai bisogni della comunità locale.

Nel 1806, a seguito di un editto napoleonico, la fraterna viene sciolta; tuttavia il ricovero continua a funzionare fino alla fine del XIX secolo, quando, con la sospensione di questa attività caritatevole, la piccola chiesa diviene un luogo di culto slegato dalle sue origini e destinato unicamente alla spiritualità. 

L'architettura

La sua attuale struttura architettonica è molto simile a quella quattrocentesca per quanto riguarda la planimetria, a navata unica e coro quadrangolare, mentre l’altezza risente della sopraelevazione dei muri della navata e del presbiterio, effettuata nel 1739: operazione che ha comportato anche l’apertura di nuove finestre poste nella parte innalzata e la conseguente tamponatura delle precedenti (probabilmente nello stesso momento fu edificato pure il campanile).

La facciata probabilmente in origine era decorata, forse con le figura dei santi titolari, come denuncia la presenza di uno sbiadito lacerto di affresco

Gli affreschi di Pietro da Vicenza

La decorazione interna, fortunatamente, si è in gran parte conservata e ci permette di osservare quanto realizzato nel 1510 circa da Pietro da Vicenza, pittore di origine berica ma attivo nella Destra Tagliamento, influenzato dall’incisivo stile grafico di Gianfrancesco da Tolmezzo (con il quale ha collaborato), cui associa degli eleganti riferimenti antiquari desunti dalla lezione del Mantegna, che traduce in esiti formali piuttosto modesti, seppur corretti e non privi di un certo equilibrio.

Nella parte iniziale della parete sinistra della navata, l’artista veneto ha affrescato un’edicola il cui spazio è scandito da cinque volte a cassettoni, al cui centro è raffigurata la Santissima Trinità (alla sua base si legge la sigla PVP, firma del pittore), affiancata, alla sinistra dai santi Bartolomeo e Biagio, Giovanni Battista e Lucia, mentre a destra da Apollonia e Caterina, Antonio abate e Gottardo.

Approfondimento

Le figure che Pietro realizza sono inserite in una precisa e unitaria visione prospettica e tutto l’insieme presenta un corredo ornamentale di gusto classico e antichizzante, pienamente rinascimentale, in particolare nel fregio fitomorfo dell’architrave e nel coronamento a volute affrontate dove è posto un vaso con brucani; tuttavia la divisione tra i personaggi proposta da volte che poggiano su colonnine binate, riproducenti marmi screziati, rinvia a una partizione a scomparti di tipo tradizionale e ormai superata dai modi della pittura coeva, ma evidentemente ancora ben radicata in ambiti periferici come quello in cui si trovava Valvasone. Pietro da Vicenza cerca quindi, come può, di far convivere in un’unica soluzione le aspirazioni alla maniera “moderna”, fatta essenzialmente di continuità e correttezza spaziale, con le necessità della consuetudine, legata ai polittici, proponendo un risultato che idealmente si ricollega a quanto elaborato da Mantegna, più di cinquant’anni prima, per la pala di San Zeno a Verona, nel 1456-1459, e successivamente propagato in Friuli da Domenico da Tolmezzo e dalla sua cerchia. 

A questa prima edicola, sempre lungo la parete sinistra della navata, ne era affiancata un’altra, di cui però ci restano solo due scomparti, superstiti dalla costruzione settecentesca di un altare, nei quali sono inquadrati San Cristoforo, realisticamente immerso nell’acqua (evidentemente invocato per la protezione di coloro che attraversavano il guado sul Tagliamento) e San Girolamo, il quale sorregge una piccola chiesa che riporta lo stemma dei Valvason, forse un riferimento diretto al duomo cittadino. In questo secondo caso le colonnine e gli archi sono sostituiti da pilastri che sorreggono un architrave, in cui risaltano le eleganti decorazioni di matrice antiquaria e sul quale è posto un coronamento a motivo fitomorfi.

Molto probabilmente l’intervento di Pietro da Vicenza interessava tutta la lunghezza della chiesa, in entrambi i lati, come sembra attestare la presenza, a fianco dell’altare maggiore, di un’ulteriore edicola tripartira, con al centro la Madonna in trono con il Bambino, ai cui piedi è posta una minuscola figura in preghiera, a sinistra i Santi Sebastiano (legato direttamente al pilastro, con un effetto illusionistico che segnala una maturità pienamente rinascimentale nel trattare lo spazio) con Rocco e dalla parte opposta i Santi Leonardo e Giobbe. Anche in questo caso, come nel lacerto, lo spazio è scandito da pilastri che reggono un architrave, con una decorazione di tipo marmoreo, coronato da una valva di conchiglia.

La pala dell'altare maggiore

All’artista vicentino inoltre era stata richiesta una pala per l’altare maggiore, di cui però si sono perse le tracce; al suo posto vi è un dipinto ottocentesco che raffigura, nel registro superiore la Madonna con il Bambino tra i santi Giuseppe, Agnese, Valentino e Antonio di Padova e in quello inferiore i Santi Pietro, Paolo, Antonio abate e Andrea. Il dipinto è inserito in un altare con una cornice lignea intagliata e dorata nel 1642 (come riporta un iscrizione alla base della cornice), opera di un intagliatore friulano influenzato dai modi dei Ghirlanduzzi di Ceneda, forse proveniente dalla soppressione della vicina chiesa di Santa Maria e Giovanni.

Gli altari laterali

Lungo le navate vi sono altri due altari, realizzati durante la riforma strutturale settecentesca: in quello a sinistra, che interrompe l’affresco, sono collocate due statue lignee policrome, della fine del Quattrocento – l’epoca della consacrazione –, che rappresentano San Paolo e Sant’Antonio abate, parti superstiti di più ampio polittico; 

Alla destra si trova l'altare dedicato alla Visitazione della Vergine a sant’Elisabetta, che ospita un dipinto del goriziano Antonio Paroli (1688-1768), in cui nella parte superiore si osserva la Visitazione (con il piccolo raffinato inserto di una scultura che raffigura Mosè), al centro San Giovanni Evangelista che regge sulle ginocchia la città di Valvasone (rara e interessante raffigurazione in cui si notano il castello e gli edifici religiosi), in basso San Nicola da Tolentino che intercede per le anime purganti.

L'organo di San Pietro

Come il duomo pure la chiesa di San Pietro è provvista di una voce musicale: un raro organo positivo (cioè un piccolo strumento portatile) del Seicento, collocato nel XVIII secolo in una cantoria appositamente realizzata, dove è inquadrato da un affresco con due putti che sorreggono un ampio tendaggio, un’enfatica cornice che sembra stridere con l’elegante semplicità del piccolo ambiente.